Giordania: la trappola turistica del Wadi Rum

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La prima volta che sono stato in Giordania, sono arrivato al Wadi Rum con un gruppetto di belgi che mi diedero un passaggio. Trovata una guida di fortuna, aggregandomi a una turista statunitense, ho atteso poi una buona mezzora, a fine giornata, per potere tornare indietro, cioè quando un australiano passò di lì con la sua guida. Il centro visitatori era più o meno deserto, una casetta in mezzo alla sabbia del deserto. Ci ero arrivato a piedi, quando il beduino mi aveva lasciato in un punto da dove avrei potuto raggiungerlo in autonomia.

 

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Sabbia rossa nel Wadi Rum

Nel deserto avevamo incontrato un serpente, poi la famiglia della nostra guida, nelle loro tende, dove ci offrirono un pasto con loro, con le loro condizioni igieniche, per noi a rischio dissenteria. Il deserto era solo in parte solcato dai segni dei fuoristrada.

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Momenti di pace nel Wadi Rum

Oggi il Wadi Rum è su tutte le guide della Giordania, su tutti i cataloghi, su tutti i consigli di viaggio per chi arriva in Giordania tramite le compagnie aeree low cost. Il deserto, una volta deserto, ora è affollato di campi tendati per i turisti. Si organizzano cene sotto alle stelle, feste di musica beduina (preparati ad hoc per le comitive…), si prenota via internet, si accede con jeep o cammelli. Al Wadi Rum village il parcheggio delle jeep sembra quello di un aeroporto. All’ingresso del deserto, sfrecciano una in fila all’altra nella pace perduta del deserto.

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Trekking nel Wadi Rum

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La cosa è anche peggiore, perché lì i giordani, noti per la loro inesauribile ospitalità e cordialità, diventano aggressivi. Litigano tra di loro per accaparrarsi i turisti in arrivo, trattano i turisti stessi come pacchi da portare in giro in cambio di soldi. Il Wadi Rum è diventato un affare di grande business. Se nei paesini in Giordania si può dormire e mangiare con un pugno di dinari, nel Wadi Rum si spende come a Dubai.

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Ombre che si allungano nel Wadi Rum verso il tramonto

Ma, spesa a parte, è l’atmosfera che si è persa. Ci si immagina il deserto silenzioso, enigmatico, insidioso, da affrontare con cautela e timore reverenziale. Dune di sabbia fino all’orizzonte, solcare dal vento, da lucertole o serpenti annidati sotto alla superficie. Ci si aspetta la pace, il tempo che scorre lentamente, albe e tramonti magici.

Al Wadi Rum, di quello non c’è più quasi nulla. La poesia è sostituita dal rombo dei mezzi, che scorrazzano sulla sabbia a tutta velocità, per portare orde di persone tutte negli stessi luoghi famosi, cioè i ponti di roccia, i punti di osservazione del panorama, le dune rosse, certe montagne, per poi dirigersi nei finti accampamenti beduini. Che poi, soprattutto in inverno, si passa comunque una notte al gelo.

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Il nostro camping tendato (Golden Sands, per chi cercasse un posto dove non pernottare) ci ha addirittura rifiutato, nonostante la prenotazione via booking, perché non volevamo fare l’escursione in jeep a prezzi folli. La sola notte non gli portava abbastanza guadagno. Meglio quindi prendere a pesci in faccia i due viaggiatori e cercarne altri disposti a spendere di più. Tanto, la strada che porta al Wadi Rum è ormai territorio di autobus di ogni genere.

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Al centro visitatori, sulle mappe che distribuiscono, ci sono indicati due percorsi di trekking. Il primo, più corto e vicino al centro visitatori, lo si può seguire senza problemi in autonomia. Il secondo parte dal village, ed è facile sbagliare un po’ la strada se non si intuisce di dovere superare una duna tra due montagne vicine, come è successo a noi, che abbiamo allungato fino a percorrere, alla fine, quasi 20 km a piedi e arrivando con l’ultima luce del sole.

Ci è voluto un bel po’ per noi per uscire dal percorso delle jeep. Poi ci siamo ritrovati da soli, e lì il Wadi Rum si è mostrato il deserto che ci aspettavamo. Almeno per un po’, ci siamo illusi di essere soli in mezzo al deserto. Non abbiamo visitato nessuno dei luoghi famosi, i ponti di roccia o i punti panoramici, ma la bellezza del Wadi Rum è la stessa comunque, e girare tra rocce e sabbia senza nessuno intorno vale mille volte il sito famoso ma affollato di mezzi e turisti.

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Dovessi tornarci una volta ancora, mi porterei la mia tenda e andrei ai margini, dove nessuno arriva, dove il deserto è ancora deserto.

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ORGANIZZAZIONE AL WADI RUM

Prenotare un accampamento nel deserto, magari fuori stagione, potrebbe non per forza essere un’esperienza drammatica. Dipende anche dalla fortuna, ma soprattutto da quello che si cerca. Se si è già vissuta un’esperienza vera nel deserto, è fondamentale evitare le trappole turistiche, ad esempio camminando.

Oggi, l’offerta turistica è talmente alta che anche senza prenotare si trova tutto, dalla tenda all’escursione in jeep a quella con il cammello. È anche difficile leggere le recensioni sul web, perché in tanti turisti non si fanno domande, fanno il giro in jeep, tanti selfie al tramonto, omettendo nella recensione che erano in una colonna di mezzi a motore che solcavano strade sulla sabbia, pagando anche parecchi soldi.

Il Wadi Rum non è un deserto molto caldo. Anche nelle mezze stagioni, notte e mattine sono fredde e ventose. Poi, all’improvviso, dove le rocce riparano dal vento e batte il sole, il clima diventa rovente.

 

–> Foto e racconto del viaggio in Giordania

6 comments on “Giordania: la trappola turistica del Wadi Rum

  1. Su fatto della folla sono d’accordo ma non per tutto il resto, se si sa scegliere trovi dei campi con pochi euro ti danno una tenda ben attrezzata, pulita e profumata mangi una buona colazione e una bella cena, nessuno ti obbliga a fare nessun giro organizzato e se lo vuoi fare i prezzi non sono alle stelle, considerate sempre che oggi nessuno ti regala niente ma per un gran bel tour ti tutto il giorno con colazione, pranzo, cena, e notte in tenda si spende circa 70 JD e potrete dormire tranquilli nel silenzio totale. Basta scegliere bene.

    1. Sì, dipende da cosa cerchi e immagino dalla stagione. In bassa stagione nessun cliente è male accettato, in alta o peggio altissima stagione il rischio di trovarsi nella situazione che ho descritto è molto più alta. Dovessi tornare in Giordania e al Wadi Rum, di sicuro mi organizzerei in modo molto diverso, in zone meno battute e con la mia tenda personale!

  2. assolutamente d’accordo, prima esperienza, sono stata nel Wadi Rum la sera del 13/14 febbraio, già il giro in jeep è stato deludente, troppo affollamento, troppe tracce di pneumatici, troppa gente, la sera dopo cena siamo usciti a cercare di vedere le stelle ma a causa delle luci dei vari accampamenti si è visto ben poco. Ho visto di meglio in montagna!
    L’ unica ora in cui mi sono sentita nel deserto e ho apprezzato la bellezza del Wadi Rum è stata la mattina presto, mi sono svegliata e sono uscita da sola per vedere sorgere il sole, silenzio… colori meravigliosi, atmosfera che mi ha dato uno strano senso di felicità.. ci tornerò, ma spero a modo mio!

  3. Mi dispiace un po’ leggere di come sia affollato il Wadi Rum in alta stagione, ma è un po’ come tutti i posti meravigliosi in giro per il mondo che sono un must nei viaggi… in certi momenti i turisti o viaggiatori (in certi casi la differenza è solo immaginaria) si concentrano in maniera un po’ fastidiosa.
    Io penso che ovunque nel mondo (anche in piazza San Marco a Venezia!) si riesca a gustare e vivere i luoghi in solitudine e silenzio e possa e debba diventare una scelta consapevole per il turista evoluto (viaggiatore?).
    Per esempio viaggiando non solo fuori stagione ma anche nei periodi sconsigliati (periodo dei monsoni in Asia, estate piena nei deserti africani, pieno inverno in Himalaya!!!).
    Nel mio caso avendo le ferie comandate in Agosto e Dicembre/Gennaio se desideravo visitare certe regioni del mondo dovevo adattarmi al periodo “infelice”….
    Ma, per contro, posso raccontare di aver passato 5 giorni fantastici in Agosto nel Wadi Rum dormendo in campi tendati dove c’ero solo io e la mia guida, certo i trekking nel deserto bisognava farli al mattino presto o verso sera o all’ombra di meravigliosi wadi…però di turisti in giro nessuno!!!

    1. Silvio, sì, alla fine bisogna cercare di evitare il picco turistico. Purtroppo alcuni posti, come il Wadi Rum, rischiano di “contaminarsi” un po’ troppo, ovvero di modificare la gente locale, e quindi di fare perdere genuinità all’esperienza.
      Dovessi tornare, sono sicuro che potrei visitare una zona del deserto magari meno “bella” ma fuori dagli schemi che si stanno creando.

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