Bretagna – Cammino dei Doganieri – GR 34

Racconto di viaggio

Bretagna – Cammino dei doganieri – GR 34

Tra le mura di Saint-Malò risuona musica bretone, nelle vie scorre energia di festa. Arrivo con lo zaino in spalla, indugio un po’ in quell’atmosfera spensierata, poi m’infilo in un ristorante perché devo provvedere alla scorta di calorie. Domattina mi alzerò quando tutti ancora dormiranno, e da qui inizierà il mio cammino. Così come due anni fa, così come l’anno scorso, ho deciso di seguire l’oceano. In Portogallo si rivelò grandioso e onirico, in Galizia maledettamente complicato. La Bretagna invece si mostra docile e scorrevole, a dispetto di un biglietto da visita assai ruvido. Una marea eccezionale, che sferza le mura della cittadina medioevale, sommerge le famose spiagge e il cammino stesso. Le onde che si abbattono lungo la costa producono spruzzi più alti di me e mi fanno la doccia a più riprese. Ho mosso solo pochi passi e sono già fradicio. Il vento continua a soffiare forte, e porta in questa strana regione della Francia aliti e atmosfere d’Irlanda. Poi trascina via le nuvole e il sole irrompe nel cielo. Si susseguono spiagge, intervallate da promontori e sentieri che si snodano di fronte all’oceano. A tratti il cammino s’intrufola attraverso boschi ricoperti di felci, che all’improvviso fanno sembrare fredda e autunnale la calda luce dell’estate.
Anche questa volta ho fatto lo stesso errore di sempre: risparmiare sul peso dell’attrezzatura fotografica immaginando che un cammino non sia un viaggio fotografico. Ogni volta credo sia stata una coincidenza, una luce fortunata, una situazione effimera che difficilmente si ripeterà. Ma stando fuori tutto il giorno è la fotografia che trova me. Quanti arcobaleni e quanti tramonti ho visto a casa mia, sullo sfondo di antenne o linee dell’alta tensione. In cammino la mattina devo uscire comunque, anche quando la prima luce del giorno è oscurata dal temporale. Su quelle coste spazzate dal vento non c’è mai la certezza del sole, ma anche la pioggia è per natura effimera. Io mi ritrovo in mezzo, in balia dell’umore del vento, ma sono sempre nel posto giusto al momento giusto, cioè quando gli elementi della natura creano quei momenti di magia.
Sulle coste della Bretagna poi le maree trasformano il paesaggio di continuo, come fosse un caleidoscopio. La mattina a volte e non riconosco più la via che ho lasciato la sera prima. Me la gusto una seconda volta, prima di riprendere la marcia, direzione ovest. Seguirla è facile, basta camminare tenendo sempre l’oceano sulla destra.
Gli ingredienti di questi cammini lungo l’Atlantico sono sempre gli stessi: spiagge inspiegabilmente semideserte, prati in fiore, boschi, sentieri di terra scura o a volte di sabbia, nuvole grosse o cielo blu, aria pungente o caldo bruciante, su sottofondo di vento. L’architettura, la lingua, il cibo e il carattere della gente ogni volta cambia, mentre le mie emozioni sono molto simili, come quadri diversi dello stesso pittore.
Una delle cose più belle del viaggiare così è liberare il corpo in tutta la sua energia, sentire di potere saltare il mondo a piè pari la mattina e arrivare sfiniti a fine giornata. La mente si dimentica ogni problema, immersa nel presente. I pensieri divagano, si perdono, le idee si confondono e poi tornano chiare. Parola d’ordine: lasciare fluire il tutto, senza opporre resistenza. Continuare a camminare. Per rubare le parole a un poeta, il naufragar m’è dolce nel cammino.

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