Davide e Mario, sebbene fratelli, non si erano mai conosciuti. S’incontrarono per la prima volta dopo 40 anni. Non avevano nemmeno mai saputo della reciproca esistenza.
“Ciao, sono Davide”.
“Ciao, sono Mario”.
Così iniziò un lungo incontro, durante il quale si raccontarono a vicenda le proprie vite.
Avevano vissuto nella stessa città, condiviso gli stessi spazi, le stesse strade, parchi, locali e ristoranti, incredibilmente ignari l’uno dell’altro.
Entrambi ragionieri, entrambi impiegati in banca. “Siamo veri fratelli quindi!”, commentarono divertiti.
Si erano sposati entrambi a 28 anni, comprata una casa con un mutuo trentennale, sposati con una donna mora, dalla quale avevano avuto una figlia all’età di 29.
“E dimmi, come hai chiamato tua figlia?”.
“Irene, come la cantante”.
“Anch’io la mia”!
Lo scoprire le loro storie parallele li eccitava sempre di più.
Organizzarono un incontro più approfondito a casa di Davide. Mario, entrando nell’appartamento, esclamò: “Ma questa sembra casa nostra! Anche tu hai preso il mio stesso arredamento! Anche il televisore! Abbiamo lo stesso modello, piazzato sullo stesso mobile al centro della stanza!”.
Continuò: “Lo stesso tappeto, le stesse tende, e anche lo stesso poster con la scogliera australiana”.
Neanche a farlo apposta, le due mogli avevano la stessa acconciatura, lo stesso vestito blu e le scarpe con i tacchi bassi.
Le due figlie avevano entrambe due codini castani, lo stesso vestitino, le stesse scarpe e lo stesso modello della cartella per la scuola.
Si guardavano attoniti, scherzando e ridendo compiaciuti di tali coincidenze, o chissà, forse qualcosa di più.
Mario notò un vasetto di sabbia decorato a mano, e chiese a Davide:
“Non dirmi che l’hai comprato al villaggio vacanze delle antille olandesi”.
“Ma sì, certo, due anni fa!”.
“Quando esattamente?”.
“Era la prima settimana di luglio”.
“Non è possibile, anche noi eravamo là, nella stessa settimana, e abbiamo preso anche noi lo stesso vasetto decorato. Non ci crederai, l’abbiamo appoggiato sulla stessa mensola del salotto!”.
“Non è davvero possibile!” esclamarono in coro.
“Scommetto che vi piace anche la montagna, vero?”.
“Sicuro. Quest’inverno abbiamo fatto la settimana bianca tra natale e capodanno a….”.
“…fermo fermo, non dirmelo…. Bormio, vero?”.
“Sì, come fai a saperlo?”
“C’eravamo anche noi!”.
Avevano la stessa auto, dello stesso colore, con gli stessi problemi al motore. Anche a casa, le stesse noie con lo sciacquone, con i vicini, e con lo stesso e ottuso regolamento condominiale che non si riusciva a cambiare per colpa dell’inquilino del quarto piano.
Le figlie intanto giocavano in perfetta sintonia, commentando il fatto che tutti i giochi che aveva una, li aveva esattamente identici anche l’altra.
Le mogli lavoravano come impiegate in due grandi aziende tessili, entrambe con la stessa mansione e stesse ambizioni di carriera.
Davide prese subito una bottiglia di prosecco per brindare. Ovviamente era la stessa che normalmente comprava anche Mario. Anche il servizio di bicchieri era lo stesso.
Passarono al pranzo.
“Mia moglie ha preparato il nostro piatto preferito, l’insalata di avocado, arance rosse e tonno” disse Davide.
Mario prese il vassoio che aveva portato da casa, lo scoprì mostrando il contenuto: la stessa insalata di avocado, arance rosse e tonno!
“Questo è pazzesco!”
“Io però ci metto un pizzico di menta, un piccolo segreto che le rende ancora più gustosa”, osservò la moglie di Mario. La moglie di Davide, rispose subito:
“Non è un segreto solo tuo!”, mostrando orgogliosa le stesse foglioline di menta nella sua insalatiera.
“Quale disegno divino può avere fatto sì che le nostre vite sono scorse in modo così parallelo?”, chiedeva Mario.
“Dovremmo studiare questa cosa, approfondire l’argomento” rispose Davide.
“Scriviamo alle televisioni, che facciano un servizio o un film su di noi”.
“Potremmo scrivere un libro”.
“Certamente, questa è una storia sensazionale!”.
“Mettiamo subito nero su bianco un po’ di tutto questo”.
Con un tempismo da esercizio sincronizzato estrassero dalle rispettive giacche la stessa penna, per entrambi regalo di laurea degli amici.
Buttarono giù diverse pagine con la loro storia inverosimile, e la spedirono subito a editori, testate giornalistiche e studi TV. Tuttavia, nessuno rispose.
La loro storia sembrava destinata a rimanere relegata nelle loro memorie.
Non seppero mai che in realtà, dopo molti anni, i loro fogli furono ritrovati, analizzati e pubblicati. Non seppero nemmeno che quella storia che doveva suonare come qualcosa d’incredibile da raccontare, era stata piuttosto presa come esempio di puro e semplice conformismo.