Il diario del viaggio in Kamchatka è uno dei capitoli del mio libro “RACCONTI DAL GRANDE NORD, viaggio alle alte latitudini“
La caldera del vulcano Mutnovsky è un paradiso per geologi, camminatori, fotografi, o anche solo per gente curiosa di vedere panorami e luoghi diversi.
Per arrivare alla base della camminata verso la caldera serve un mezzo adeguato per percorrere piste di fango, poi di sabbia, guadare torrenti e superare nevai. Come quasi tutti gli altri luoghi della Kamchatka, bisogna farsi accompagnare.
Abbiamo abbandonato il nostro camion a sei ruote motrici proprio sotto al vulcano Mutnovsky.
Iniziamo a salire sul sentiero in costa, superando un paio di innocui nevai. Poi ci si addentra dentro al vulcano, su un tratto di neve mista fango che può essere insidiosa se dovesse fare troppo caldo. Sui lati della caldera le rocce assumono colori irreali, da giallo al blu al rosso e al marrone.
In mezzo alla stretta valle che s’insinua dentro al vulcano le fumarole di gas sbuffano senza sosta. Sotto il fuoco, sopra il ghiacciaio. La salita termina in un pianoro dove le pozze ribollenti di fango si alternano a fumarole di gas.
Un paesaggio da inferno. Il vento spinge i miasmi della terra, che possono coprire tutto all’improvviso con una nebbia calda che sbuffa dalle viscere della terra, per poi scoprire di nuovo la montagna in una visione attraverso il vapore che si dirada.
Fango che ribolle da una pozza
Mangio il mio panino con formaggio e cetrioli nel punto da dove posso ammirare il fiume che scorre sotto, le fumarole alla mia destra e il ghiacciaio davanti. Bisogna approfittare di questi brevi momenti di bel tempo. Riprendiamo la discesa e tutta la caldera scompare dietro una spessa coltre di nuvole.
Proseguendo poi oltre il punto di partenza e seguendo il fiume, ci si trova davanti ad un improvviso, stretto e profondo canyon.
Le rocce a strapiombo sono di colore cangiante, sul bordo rosso sangue.
Il fiume produce una cascata che precipita fino in fondo al canyon. Mi spingo fino al bordo e mi sdraio per guardare meglio quell’opera della natura. Poi arrivano prime goccioline di pioggia, che come quasi tutti i giorni accompagneranno la notte in tenda.