Nepal – Il trekking di Poon Hill

Nepal Machhapuchhre tramonto

Sono arrivato a Pokhara in autobus da Kathmandu. Non ho prenotato né una stanza né un pacchetto per un trekking. E’ metà aprile, la seconda migliore stagione per i trekking in Himalaya. L’ideale sarebbe settembre/ottobre, con il rischio però di trovare un’orda di turisti e i rifugi pieni. Ingaggio una guida tramite il proprietario della pensione dove alloggio. Pago un po’ di più del normale, ma è la somma giusta per pagare una persona invece che sfruttarla con la logica della corsa al ribasso.

La mia guida ha famiglia e nei giorni precedenti ha lavorato per ristrutturare la casa. E’ un po’ perplesso per il mio volere compiere il trekking di Poon Hill in quattro giorni al posto che sei (che includerebbero anche un giorno di riposo nei pressi di Poon Hill), ma alla fine accetta. Partiamo la mattina presto in direzione Birethani, dove mettiamo gli zaini in spalla e iniziamo a camminare. La prima tappa del trekking sarebbe Tikhedunga, ma noi proseguiamo fino a Ulleri, poco più in alto. E’ la tappa più a bassa quota, sotto un sole rovente. Camminiamo in compagnia di portatori che portano sacchi di materiale legati alla fronte con una fascia che sostiene il peso. Io ho deciso che lo zaino me lo porto da solo. La mia guida tiene sempre una bottiglia d’acqua in mano e fa piccolissimi sorsi di continuo. “Così assorbi l’acqua e non vai in bagno”. Funziona. Ad ogni villaggio riforniamo. Beviamo litri d’acqua senza sporcare in giro. A Ulleri ci sistemiamo in un rifugio. Un dollaro per dormire, un dollaro per la cena, un dollaro per una bottiglia d’acqua minerale. Ci sono anche alcune barrette al cioccolato. Io e Sasha, ragazzo tedesco incontrato in salita, ne mangiamo subito, per poi accorgerci che sono scaduti da un po’ di anni. Sarà quello o sarà il riso fritto con il pollo, sia io che lui passiamo una notte in preda ai crampi allo stomaco. Il rifugio è anche abitato da ragni giganteschi che si aggirano in bagno, nei corridoi e nelle stanze. La ragazza del rifugio ne butta uno a terra e ci mette sopra il piede. Il ragno continua a camminare. Alla quarta pestata muore. Sasha mi guarda con gli occhi di terrore: “Marco, did you see? Four times, four times!”.

Trekking Nepal, tarantola

La seconda tappa si sviluppa su un largo sentiero che sale fino a Ghorepani, proprio sotto la collina di Poon Hill. Le risaie a terrazza sono completamente secche. Per vederle piene bisognerebbe andarci verso l’autunno quando saranno invase d’acqua e i colori saranno di un verde esplosivo. Io mi godo la vista di rododendri, che qui sono veri a propri alberi ben più alti di me. La vista del Daulaghiri sullo sfondo dei rododendri in fiore è fantastica. La notte ha piovuto, ma proprio nel punto più panoramico l’Himalaya scopre le sue carte.

Poon hill trekking nepal

Io sto bene, mentre Sasha è provato. Il suo zaino lo porta la sua fidanzata, che procede con decine di chili sulle spalle senza battere ciglio. Fanno il giro del mondo e nel trekking  si sono portati gli zaini con dentro tutto.

Dopo Poon Hill, a 3200 metri, il sentiero procede in piano o con leggeri saliscendi, a tratti in mezzo ad una fitta e umida foresta. Noi facciamo due tappe in una, ci fermiamo a pranzo a Tadapani, sotto una violenta grandinata, e proseguiamo poi sotto il sole fino a Ghandruk, dove arriviamo a fine giornata. E’ forse il villaggio più bello del trekking, sovrastato dal colosso di roccia e ghiaccio dell’Annapurna Sud.

Nepal Annapurna

Dall’altra parte la vista è spettacolare verso il Machhapuchhre, che si tinge di rosa per il tramonto. Il rifugio costa sempre un dollaro. Nella mia stanza ci sono decine di grosse falene sui muri. Se ne stanno buone fino a sera, poi spengo la luce e loro iniziano a turbinare nella stanza. Meglio delle tarantole comunque. Il mio gruppetto si à ingrandito intanto. Scendo il giorno dopo con la coppia di tedeschi e un canadese. L’ultima tappa in discesa è tremenda, fatta tutta al alti gradoni che costringono sempre allo stesso movimento. Torniamo a Pokhara e ci diamo appuntamento al pub per una birra Everest. Ci arriviamo tutti zoppicando allo stesso modo, con lo stesso dolore ai muscoli sotto ai polpacci.

–> Foto e racconto del viaggio in Nepal

 

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