Fuerteventura – Trekking

Racconto di viaggio

Racconto di viaggio – trekking a Fuerteventura

Quando ho iniziato a viaggiare non esisteva ancora internet. Si leggevano libri, ma ancora di più si ascoltavano i racconti di altri viaggiatori, o da quei pochi amici che si avventuravano prima di te, zaino in spalla, in qualche angolo del pianeta. Reperire le informazioni era in qualche modo difficile, ma erano sempre informazioni affidabili. Ogni viaggiatore custodiva una miniera d’oro. Pendevo dalle labbra di chi incontravo. Rimasi folgorato dal Giappone dai racconti di una ragazza giapponese in Austria, mi appassionai al Cile in un ostello a Cracovia.
Via via tutto è diventato più facile e accessibile. Oggi il mondo sta nel palmo di una mano e siamo tutti viaggiatori. Ma più informazioni vengono create, più difficile diventa controllarle. Video e post virali innescano fenomeni di massa, guidati da logiche di visualizzazioni e non di qualità. Trovare un resoconto di viaggio interessante diventa impresa sempre più ardua. Provare per credere. Siamo nell’era dell’overtourism, dove però tutti vanno negli stessi posti, fanno le stesse esperienze e spesso ne raccontano solo una parte. All’estremo opposto, l’IA generativa è ormai arrivata, crea mondi dove finzione e realtà sono indistinguibili. A cosa si può credere quindi?
A me però questo paradosso piace. Devo tornare a farmi più domande, a studiare i luoghi, a scovare un viaggiatore o scrittore di cui mi fido, a spulciare le mappe e farmi l’idea di quello che posso avere da un viaggio.
E così, a Fuerteventura, sono tornato a esplorare. Durante il primo giorno nel nord dell’isola mi ha colpito, in lontananza, una zona di vecchi vulcani ormai ridotti a innocue colline dal terreno giallo, non indicati come mete da visitare e senza sentieri escursionistici tracciati. Ci infiliamo in mezzo il giorno seguente, dopo avere consultato le mappe e osservato il terreno da un punto panoramico. Percorriamo piste sterrate sempre più strette, fino al limite dell’impraticabilità. Scegliamo una di queste montagne e la risaliamo a piedi, tracciando il nostro sentiero tra i sassi, fino alla cima. Una piccola grande conquista. Noi, da soli, nel centro di un panorama di montagne gialle a 360 gradi, in mezzo al vento che soffia dall’oceano.
Il sud dovrebbe essere la parte più selvaggia dell’isola, anche se i piccoli villaggi sono stati avvolti da giganteschi resort con casette tutte uguali, piscine a perdita d’occhio, piccoli centri commerciali disseminati ovunque. Una sorta di strana colonia europea che brulica di persone in vacanza o fuggite dall’inverno. Lungo la salita al Pico del Viento però incontriamo solo capre. Dalla vetta il panorama mi toglie il fiato. Una dorsale di vulcani si protende verso ovest, proprio contro all’oceano che gli ruggisce sotto. La scena continua dall’altra parte, dove le ultime pareti di montagne, apparentemente impenetrabili, s’interrompono bruscamente e diventano sabbia. Vengo attratto, in lontananza, proprio da quelle dune sotto alle montagne e affacciate sull’oceano. Non sembra però né facilmente accessibile, né indicata nelle possibili escursioni. Io però voglio provare a seguire il mio istinto. La mattina successiva, abbandoniamo l’auto vicino all’autostrada. Troviamo un piccolo tunnel che gli passa sotto e iniziamo a camminare, traversando Fuerteventura “coast to coast”. Il sole si fa lentamente largo tra le nuvole e davanti a noi si apre un paradiso: sabbia a non finire, modellata dal vento e puntellata da piccoli arbusti che si perdono fino a dove l’occhio non può arrivare. Milioni di gusci di chiocciole coprono il deserto, rimasti lì da chissà quale era, dove questa terra ora ostile era teatro di un brulicare inimmaginabile di vita. Arrivati in cima alla dorsale e poi sulla cima di una grande duna, la sabbia gialla si estende fino all’oceano. La luce riverbera e inebria gli occhi. Questo posto vale il viaggio, e varrebbe il viaggio anche se fosse dall’altra parte del mondo. Ma, dove sono i turisti? Dove sono andati tutti quanti? Questo è luogo più suggestivo di tutta l’isola e chissà, forse di tutte le Canarie. C’è qualcosa che non mi torna. Forse sono rimasti tutti imbrigliati in un video virale, imbrogliati dagli influencer di viaggio? In quale mondo parallelo siano finiti non lo so, ma una cosa mi è invece chiara: più il mondo diventerà virtuale, più mi terrò stretto quello reale.