Abbiamo lasciato Swakopmund la mattina presto, con la sua nebbia umida, il vento freddo e la coltre grigia che copre il cielo. Abbiamo chiuso la tenda bagnata, acceso il riscaldamento della macchina a noleggio e guidato verso Walvis Bay, seguendo la strada che guarda l’oceano a destra e le dune del deserto a sinistra. Poi abbiamo puntato verso est. La temperatura, chilometro dopo chilometro, ha iniziato a salire, mentre il sole è apparso davanti a noi illuminando la sabbia fino all’orizzonte.
Lungo la strada da Swakopmund a Solitaire
La strada prosegue in mezzo ad una piana senza confini, con l’orizzonte lontano, dove il massiccio del Brandberg è l’unica cosa che muove il paesaggio. Il viaggio verso Solitaire e poi in direzione del deserto del Namib è lungo, e porterà via quasi la giornata intera. Per qualche ora procediamo attraverso un nulla giallo/marrone. La nostra auto è un puntino minuscolo che corre in uno spazio vuoto e immenso. Non c’è nulla da vedere, ma quella strada è l’essenza del viaggio. Mi fermo ogni tanto, per scendere dall’auto e osservare quello spazio monocromatico senza soluzione di continuità. Scatto qualche foto.
Poi, ad un certo punto, in fondo alla strada s’intravedono le prime colline. All’inizio sono piccole deformazioni dell’orizzonte piatto e poi, piano piano, diventano sempre più grandi. La strada inizia a salire fino ad un passo dove la gente si ferma al cospetto di due bizzarre piante di Aloe che dominano la vista sulla pista sterrata che si protende dentro alla sabbia del deserto. L’oceano e Swakopmund sono già un ricordo passato. L’umidità che condensava in acqua sul telo della tensa è ora una arsura secca e disidratata. Sono in maniche corte e a breve accenderò l’aria condizionata.
Il terreno diventa lunare attraverso colline ricoperte di pietre irregolari, solcate da un canyon che taglia la terra in due.
Ci fermiamo per pranzare sul margine di questo canyon, un paesaggio alieno, regno di tanti scarabei che si mimetizzano correndo tra la sabbia e i sassi. Ora anche il deserto piatto sembra un lontano ricordo.
Il tropico del Capricorno, sulla strada verso Solitaire
E il paesaggio continua a cambiare. Dopo le colline pietrose e senza vita, iniziano ad aprirsi vallate tra colline dolci. La strada ora serpeggia in un ambiente che si fa via via più colorato. La sabbia vira sul rosso, segno che il deserto del Namib non è così lontano. Tra i granelli del deserto cresce erba lunga e sottile, poco verde e molto gialla per la costante mancanza d’acqua. Il cielo è saturo di blu e le colline, tra il nero e il bianco, completano l’arcobaleno di colori.
Colori del deserto
Sembra ora di stare attraversando il paradiso. Orici e springbok pascolano nell’erba, in spazi vasti, punteggiati solo di rado da una fattoria con il mulino a vento che pesca l’acqua dalle profondità della terra. Se avessi saputo della bellezza di questa tratta, avrei pianificato almeno una notte qui.
Orice al pascolo nella savana
Il sole ora corre verso ovest e illumina il panorama alle nostre spalle, e i colori si accendono saturi fino a essere irreali. Superata una vallata, se ne apre un’altra, e così poi continuerà per giorni interi. È la cosa più bella del viaggio in Namibia: non sono solo i luoghi famosi e noti ad essere eccezionali, ma anche i paesaggi nel mezzo, che riservano visioni ad ogni angolo, anche il più inaspettato. E il viaggio da Swakopmund al deserto del Namib è uno di questi. Una giornata che ti riempie di immagini, sensazioni, emozioni, luci e colori. Siamo partiti dall’oceano e non sembra vero di essere dopo poche ore in vallate semidesertiche con gli animali della savana. Sempre in libertà, attraverso spazi liberi e orizzonti lontani. Il Viaggio con la V maiuscola.